Festeggiamenti a Catania per l’anniversario della fondazione della Legione Garibaldina

Il sette maggio del 1860, da bordo della nave Piemonte, il Generale Giuseppe Garibaldi, al largo delle coste di Talamone appressandosi alla storica spedizione dei Mille che unificò la fino ad allora divisa e mortificata Italia, emanava un leggendario ordine del giorno, ove fra l’altro dichiarava: “La missione di questo corpo sarà, come fu, basata sull’abnegazione la più completa davanti alla rigenerazione della Patria. I prodi Cacciatori servirono e serviranno il loro paese colla devozione e disciplina dei migliori corpi militanti, senz’altra speranza, senz’altra pretesa che quella della loro incontaminata coscienza. Non gradi, non onori, non ricompense allettarono questi bravi; essi si rannicchiarono nella modestia della loro vita privata allorché scomparve il pericolo, ma suonando l’ora della pugna, l’Italia li rivede ancora in prima fila ilari, volenterosi e pronti a versare il sangue loro per essa. Il grido di guerra dei Cacciatori delle Alpi è lo stesso che rimbombò sulle sponde del Ticino or sono dodici mesi. – Italia e Vittorio Emanuele – e questo grido, ovunque pronunziato da noi, incuterà spavento ai nemici dell’Italia”
Era l’atto di nascita di quel corpo di volontari -ancora denominati Cacciatori-, chiamato appena in terra di Sicilia Esercito Nazionale: da Salemi il 14 maggio 1860 Garibaldi assumeva la Dittatura delle Sicilie e per la prima volta appellava Vittorio Emanuele II Re d’Italia.   Oggi, cento cinquantasette anni dopo, quel corpo di volontari, mutatosi poscia nella denominazione di Legione Garibaldina -che combatté in Grecia nel 1897 con a capo Menotti e Ricciotti Garibaldi figli dell’eroe e nel 1914 in Francia con Peppino, figlio di Ricciotti- festeggia la sua fondazione: da Catania città fedelissima alla Unità nazionale, donde il Generale paladino dell’Umanità pronunziò nel marzo del 1862, venuto a reclutare volontari per la spedizione contro il Papato che tragicamente si concluse in Aspromonte, la storica frase “O Roma o Morte”, si celebra la nascita del corpo di volontari garibaldini, ancora oggi attivo ed operante, quivi come nella Città Eterna e nella intera Italia.
Il Coordinamento di Catania e provincia, sceglie in questo giorno solenne di omaggiare la memoria dell’Eroe dei due mondi, rendendo gli onori al più antico busto del Generale presente in città, entro il prestigioso giardino Bellini.   Il 2 giugno del 1882, morto l’Eroe, l’allora “Sindaco funzionante” di Catania, Comm. Sardo Maugeri, così si rivolgeva ai catanesi durante la solenne cerimonia: “Il Generale Garibaldi, l’amico di Re Vittorio Emanuele, il Soldato dei due mondi, il Duce dei Mille, il liberatore delle province meridionali, ha cessato di essere un uomo per diventare un mito, anzi un’idea che non si distaccherà mai dai destini gloriosi d’Italia, e che sarà un culto imperituro e riverente ai più tardi nipoti… a tanta sventura che veste di lutto tutta l’Italia, c’è il conforto di vederla libera, e non ci resta che conservarla sempre più forte, gloriosa e unita come sempre la volle il grande Estinto”. La commozione e partecipazione popolare delle decine di migliaia di catanesi era particolarmente sentita anche perché in quello stesso anno 1882 in marzo avevano potuto vedere di persona il Generale, oramai costretto su seggiola a rotelle per l’artrite, girare la Sicilia e fermarsi in Catania per l’anniversario dei Vespri Siciliani.
Il mezzobusto di Garibaldi presente al giardino Bellini al quale si rende onore (altro monumento molto più grande e in bronzo ve ne è in Catania, di cui ci occuperemo), scolpito da Scapi di Messina (e ornato nel basamento delle frasi “Roma o morte” e “Italia e Vittorio Emanuele”)  venne deliberato dalla Giunta comunale dopo la morte del Generale ma furono le Società Operaie a finanziarlo, venendo inaugurato nel settimo anniversario della morte, anno 1889, nello stesso giorno, 9 giugno, in cui a Roma si inaugurava a cura di esponenti del Libero Pensiero,  il monumento a Giordano Bruno: così in Catania.  L’onorevole Giuseppe De Felice Giuffrida, poi Sindaco della città e garibaldino, qui accanto così parlava: “Bruno e Garibaldi! Due apostoli, due epoche, due civiltà. L’uno e l’altro perseguitati, calunniati, condannati a morte. Ma in virtù del sacrificio, apostoli ed eroi risorgono!” Per tutto il XIX secolo intorno a questo monumento, allora e fino agli anni Cinquanta del XX secolo al centro di una piazzetta intitolata all’Eroe (ora il monumento trovasi in un angolo prima del viale uomini illustri poiché il restringimento della Villa civica fece sparire in gran parte quello spazio) si riunirono garibaldini e uomini liberi: nel 1897, or sono cento venti anni, la battaglia di Domokos per la libertà della Grecia della Legione Garibaldina il cui reparto siciliano era comandato da Menotti Garibaldi, subiva gravissime perdite e gli studenti universitari catanesi, in quel maggio funesto, si riunivano per commemorare i caduti della Legione per la Libertà greca attorno a questo monumento: a loro il pensiero nostro deferente! Tra i volontari catanesi della Legione Garibaldina a Domokos, poi tornati alcuni feriti, Giuseppe De Felice e l’ufficiale della Legione Barnaba Giordano (prozio dell’attuale Coordinatore di Catania: un segno del destino?), che furono accolti festosamente dalla popolazione nel giugno. Il mezzo busto dell’Eroe non fu sempre luogo di feste: nel 1892 alcuni elementi clericali con colpi di fucile tentarono sfregiarne il viso ma invano, poiché l’intera cittadinanza insorse per l’oltraggioso gesto. Sino al 1911, anno in cui il nuovo e imponente monumento a Garibaldi fu inaugurato tra le vie Etnea e Caronda, il mezzobusto dell’Eroe rimase faro di Luce e di Libertà, poi lentamente la città sembrò essersene dimenticata.
Ma così non più è, se come oggi si dimostra, “si scopron le tombe e si levano i morti e i nostri martiri son tutti risorti”, per citare il celeberrimo Inno di Garibaldi di Luigi Mercantini: allorquando i Caduti per la Libertà della Patria sono mèmori nei nostri cuori, essi rivivono, mai non muoiono finché esiste il ricordo. E da questo gloriosissimo busto dell’Eroe e Cavaliere dell’Umanità l’attuale Legione Garibaldina, Associazione Umanitaria erede della tradizione delle camicie rosse, eleva il saluto solenne a tutti i caduti per la Libertà, in Sicilia a Napoli unendosi per volontà dei Mille alla nascente Italia; in Grecia ed Epiro particolarmente memorando i volontari garibaldini catanesi; in Francia nel 1914 nelle Argonne; nella seconda guerra mondiale al comando del Generale Ezio Garibaldi figlio di Peppino. Da Catania città che meritò da Re Umberto I, nel 1898, la Medaglia d’Oro per la ribellione (durata un anno e quattro mesi) alla ferocissima tirannide dei Borboni nel 1848-49, ad aborrimento perpetuo di tirannide, si elevi alto e squillante il grido: Viva Garibaldi, Viva la Legione, Viva l’Italia ieri e oggi, viva la Libertà!